Il paese sorge in un territorio di dolci rilievi collinari ricchi di macchia mediterranea che si alterna a vigneti e pascoli con rade abitazioni sparse e qualche azienda per l’allevamento. L’abitato si trova ai piedi della caratteristica rupe di Monte Ruju; i quartieri di nuova espansione con strade regolari e luminose e villini con giardino racchiudono il nucleo antico, riconoscibile nell’intrico di stretti vicoli contorti che offrono scorci di notevole suggestione. Piccoli slarghi danno respiro qua e là al fitto tessuto urbano; l’edilizia di questa zona è costituita da edifici unifamiliari ad uno o due piani, improntati ad estrema sobrietà nel disegno delle facciate bianche, allineati a schiera lungo le vie. Particolarmente interessante la chiesetta bizantina di Santa Croce con i bassi edifici che le si raccolgono intorno. Ittireddu, letteralmente piccola Ittiri, è denominazione che risale solo al 1626. Nelle fonti medievali compare nelle forme Ithir e Issir. Già nel 1600 e fino a qualche decennio fa veniva denominato Ittiri (cerbiatto, dainotto, caprioletto) Fustialbos (pioppo). La zona di Ittireddu è stata intensamente frequentata dall’uomo fin dalla preistoria e per tutto il periodo romano. Dal secolo XI e fino al 1272 fece parte nel Giudicato di Torres della Curatoria di Ardara o di Oppia entrambe a metà del 1200 acquisite dai Doria e in seguito dal Giudicato d’Arborea. A seguito della Conquista dei Catalano-Aragonesi (1421) fu infeudata a Bernardo de Centelles. Dopo una lunga serie di transazioni fu unito tra il 1462 e il 1519 al Monte Acuto e da quel momento le sue vicende furono legate alla Signoria di Oliva.